” La stessa cosa si determina con ‘ Lost Highway ‘ che estremizza questa scelta stilistica, introducendo una ulteriore frattura tra spazio e tempo.
La percezione del quasi invisibile diviene il vero soggetto, che disperde nella sensazione, complica l’ intrigo, il racconto. I personaggi diventano altro, si interscambiano nel gioco dei corpi, la ragazza è l’ amante del boss, l’ uomo e il meccanico – in una situazione patologica racchiusa in uno spazio mentale. Un film sull’ errare
sulle ellissi, sulle interferenze narrative, rivissute attraverso i segni dell’ inconscio automatico di un surreale che conserva anche nell’ allucinazione una sua filosofia di relazione con il reale. Insite nella stessa percezione, le forme immagine di Lynch raggiungono intensità visionarie, che spostano la ragione verso un divenire metafisico, in una zona dove ciò che accade è già accaduto, quasi un ricordo impreciso di sensazioni e realtà. ‘ Il modo in cui ricordo le cose non è necessariamente quello in cui sono accadute’ : la battuta del protagonista è la reificazione di una memoria trasposta, l’ atto mentale di una allucinazione che ‘ si fa’ cosa;
la narrazione si infrange in una logica che smarrisce l’ identità e i percorsi, che gioca sull’ illusione visiva, perdendosi su quella striscia bianca dell’ autostrada che corre come leitmotiv di una poetica della sublimazione. I personaggi si incontrano e si perdono come in un sogno filosofico dove i fatti razionalizzano percettivamente quella ‘ finzione ‘ di irreale che secondo Longino provoca stupore. Nella reiterazione di memorie sfalsate, il prima e il dopo non sono più cronologici, Lynch rompe questa costrizione temporale all’ inseguimento di un’ altra temporalità; ne osserva e ne rappresenta i segni ed esasperando i modelli diegetici ritrae i mostri inquietanti di ‘ Eraserhead’ , di ‘ Elephant Man’ , di ‘ Twin Peaks’, connette i deliri di ‘ Blue Velvet’ ai sensi scoperti di ‘ Wild a Heart’ .
Sono saltate le connessioni, le situazioni disegnano una mappa surreale, che è un concentrato di sogni e risvegli, dove i suoni, le voci si fondono in una phonè inquietante” ( E. Bruno )
a.p.